Sepolcro delle Vecce: San Casciano rinnova la tradizione.
Foto di Grazia Casini
San Casciano Val di Pesa (Firenze) – Torna a San Casciano l’antica tradizione floreale-religiosa del Sepolcro delle Vecce. Dal giovedì santo al lunedì di pasqua nell’ambito della settimana pasquale, nelle chiese del Suffragio e della Misericordia rifiorisce lo spettacolo che simboleggia il passaggio dalla morte alla rinascita di Gesù. Protagonisti i colori e le forme delle ricche composizioni floreali costituite da vecce e grano misti a fiori e piante di stagione quali gardenie, calle, margherite, begonie, ortensie azalee, gerani.
La veccia, in origine conosciuto come fiore povero, è una pianta erbacea delle leguminose con foglie pennate terminate da un cirro e fiori ascellari, destinata all’alimentazione del bestiame, che in assenza di ossigeno e clorofilla germoglia piccoli e finissimi fili bianchi. A San Casciano la tradizione vuole che la veccia venga seminata, un mese prima, corrispondente alla terza domenica di Quaresima e tenuta nelle cantine il cui ambiente umido favorisce la nascita di quelle che poi si tramutano in sorta di parrucche bianche utilizzate per la commemorazione a scopo ornamentale ma anche simbolico-religioso. I fili bianchi rappresentano, infatti, la morte del Cristo e ad essi si contrappone il grano che diversamente indica la rinascita.
Quest’anno nella Chiesa di S. Maria sul Prato viene allestita una grande croce di grano con vecce di contorno, nella Chiesa di S. Maria del Gesù avviene il contrario: in primo piano la croce realizzata con le vecce e il grano che, misto alle piante e ai fiori, fa da sfondo. In entrambe le chiese, oltre alla grande fiorita vengono esposti Gesù Nazareno e la Madonna Addolorata, mentre sull’altare trovano spazio i segni della passione: tunica, gallo, dadi, colonna e flagellazione, guanto del tradimento, scala della deposizione.
Il Sepolcro delle Vecce è una tradizione tipica di San Casciano che gli abitanti non hanno mai abbandonato, nemmeno dopo il Concilio Ecumenico degli anni ’60 ai tempi di Papa Giovanni XXIII, quando la commemorazione cadde in disuso.