I figli di Bocco
Foto di Stefania Menichelli
A pochi chilometri dalla città di Arezzo, lungo l’antica strada romana Cassia Vetus alle pendici del Pratomagno, sorge Castiglion Fibocchi; è questo un caratteristico comune Toscano che vede le sue prime origini nel periodo Medievale e precisamente nel secolo XII, quando i conti Guidi cedettero il feudo alla famiglia dei Pazzi di Valdamo; tra questi spicca la figura di Ottaviano Pazzi, soprannominato Bocco a causa di una deformazione del viso, e da lui ha preso il nome il paese.
Qui la storia comincia ad intrecciare una danza con la leggenda a volte perdendosi l’una nell’altra. Le novelle, narrate dai nonni ai nipoti nel “canto del fuoco” durante le lunghe serate invernali, raccontano dei memorabili festeggiamenti Castiglionesi prima dell’inizio della Quaresima quando, con grandi libagioni e balli “.. in Castellione de filiis Bochi i bifolchi e i signori festeggiano insieme la festa de carnesciale. . .“ (n.d.a. documento storico datato 2 maggio 1174).
Ed è così che una decina di anni fa, prende corpo, tra i vicoli e le mura severe del castello, figure bellissime ed arcane che, rincorrendosi sotto gli archi di pietra e le stradine anguste, riprendono una danza ormai interrotta da secoli, ma sempre nella memoria di tutti, in quanto non si dimentica mai la gioia di vivere.
E proprio con questo spirito che per una sola volta all’anno, e precisamente la penultima domenica del periodo di carnevale, l’intero paese si adopera per trasformare ogni luogo abitato, vicolo ed atrio, in un fantastico scenario, quello del “Carnevale dei Figli di Bocco”.
Il carnevale dei Figli di Bocco è una manifestazione antica dove i duecento figuranti, vestiti con costumi fantastici e con il volto celato da preziose maschere di cartapesta, con le loro eleganti riverenze invitano l’ospite ad entrare in un limbo arcano dove il tempo non ha più dimensione.